Indice articoli    Home

GIROTONDI, GIROTONDINI E IL SILENZIO DI UNA CITTÀ


    

    Si susseguono in tutta Italia i girotondi dei girotondini.
    Prego onorevole Rutelli e prego onorevole Fassino – non c’è D’Alema, al gran capo non interessa questa stucchevole non-politica, e poi lui non ha mai saputo ballare, figuriamoci girotondare – prego onorevoli della prima repubblica, prendete carta e penna e scrivete, qui c’è la crema della cultura progressista, riuscita in poche settimane a movimentare un’intera popolazione, da voi dimenticata dacché avete abbandonato le piazze e i comuni cittadini, quelli che una volta la sinistra chiamava popolo, divenuti poi gente, per finire semplicemente iscritti.
    In questo momento non sta più a voi pontificare, ma dovete solo ascoltare. Qui vi sono storici, filosofi – a proposito, nell’antica Grecia erano i filosofi a guidare le sorti delle città – professori di estetica, noti giornalisti, manager pubblici, imprenditori, intellettuali cattolici, scrittori, astrofisici di fama, docenti universitari.
    Quattro ore. Quattro ore filate di dibattito in cui ai due professionisti della politica sarà sembrato essere tornati a scuola, stando lì seduti, nel palazzo delle Esposizioni, per quattro ore sulla seggiola con un blocchetto in mano a prendere appunti, raccogliere informazioni e cercare di farsi venire qualche idea.
    Chissà che idee saranno venute ai due, dopo aver sentito gli illustri studiosi fare analisi e parlare della bontà di movimenti e girotondi, nel pantano in cui ci troviamo, ed esaltare l’ingenuità?
    Oddio che orrore, parlare d’ingenuità, avrà pensato Fassino - sicuramente non ha pensato Rutelli - ed allora perché ci siamo addestrati una vita intera ad imparare l’arte della politica, con la quale, se cedi una presidenza della provincia, devi in cambio ottenere almeno tre sindaci ed un assessore e, se te ne danno due di sindaci, il terzo vale un consigliere regionale. Se poi un aspirante non vuole rinunciare ad una candidatura alla Camera, minacciando di far saltare il candidato prescelto dal partito, manuale Cencelli alla mano, l’accordo si trova ugualmente ed il politico recalcitrante lo si fa diventare City manager di un comune.
    Ma gli intellettuali, abituati alle richieste ed alle frequenti contestazioni dei loro allievi, hanno l’aria serafica di chi non si stanca mai di spiegare.
    E dicono: “Allora ascoltate bene: il significato etimologico di ingenuo, non è scemo o bonaccione, o “core mio”, ma nato in una stirpe, degno di uomo.
    “E segnate anche questo: quando ce ne siamo andati dalla politica è stato perché molte cose non andavano e tuttavia non volevamo scagliarci contro di voi. Ora la politica “fai da te” è riuscita a portare in piazza tante persone, che non si erano addormentate come voi pensavate, e sono tornate per dire che la questione morale non è stata risolta, che l’ambiente va tutelato, che la giustizia deve essere uguale per tutti, e “Mani pulite” non è stata una rovina, una rovina invece è stato che i partiti non abbiano saputo prendere in mano la spinta morale venuta da magistrati coraggiosi, così come nel passato i partiti non seppero utilizzare la grande forza innovatrice del movimento del ’68. Quindi, per favore, questa volta, invece di normalizzare, raccogliete la sfida!”.
    I due hanno ascoltato diligentemente tutto il prologo degli illustri relatori, poi le loro proposte politiche, compresa l’esigenza di aprire le liste ai movimenti ed alla società civile.
    Hanno ascoltato quasi per tutto il tempo, ma accidenti perché dirglielo, perché aizzarli, se ne stavano così tranquilli in sedia?
    Questi uomini non-politici sono fatti così, hanno sempre delle stranezze nei loro comportamenti, qualche gene di pazzia.
    Pensate che Paolo Flores D’Arcais, in nome della “franchezza tra amici”, ha ricordato l’indegna posizione sulla giustizia espressa dalla bicamerale ed ha rinfacciato al segretario del D.S. la famosa affermazione, secondo la quale Craxi fu coraggioso il ‘92 a dire alla Camera che il suo partito aveva arraffato soldi, e che “la stessa affermazione dovevamo fare noi”.
    Embè, amici un cacchio!, non si dicono queste cose. Non si dicono, se si è davvero amici. Visto oltretutto che le due stilettate sono state lanciate proprio contro il presidente ed il segretario del Partito. Altro che amico. Ed è inutile che voi intellettuali facciate la faccia candida e vi definiate ingenui. Ingenui un corno! Qui ci volete fregare, volete mandarci a casa. Allora ha fatto bene il compagno D’Alema che non è venuto e ha organizzato una sua personale Convention all’Eliseo.
    Ma lasciamo correre, adesso, i girotondi ed i girotondini della nostra bella Italia, bella e asservita, e parliamo infine della nostra città, che ci sta tanto a cuore.
    Sono totalmente d’accordo, evitiamo di fare girotondi, altrimenti c’incolpano di provincialismo e campanilismo. Ma sembra a voi, carissimi lettori che mi leggete, vi sembra che non abbiamo motivo per protestare contro le cose che non vanno nella nostra città ed inserirci anche noi nel risveglio della società civile, che non è vero sia tutta di sinistra? Persone per bene, dotate di onestà e buona volontà, sono presenti in tutte le aree politiche. Pensate che un elettore di Berlusconi su quattro vede di buon occhio i girotondi. Tantissimi avvertono l’esigenza di modificare la politica, di renderla più onesta - anzi onesta e basta - di far tornare lo scettro nelle mani dei cittadini.
    Ed allora proviamoci anche noi.
    Sono consapevole che la delusione è tanta, giacché il patrimonio di una lotta durissima, che ha coinvolto l’intera città, è stato dissipato, ancora una volta; tradito, ancora una volta. Dopo trent’anni di esperienze nefaste, sì è ripetuto lo scempio, anzi non è esatto dire così, giacché si è incrementato, non solo ripetuto, lo scempio e la devastazione.
     Purtroppo anche per volontà di due personaggi usciti da quelle lotte, malignamente mi urlate.
    Lo so, lo so, non sono mica un babbeo! E so pure, non c’è bisogno me lo ricordiate, che abbiamo avuto fino a pochi anni fa, a dirigere le sorti della nostra città, un esponente della società civile, con un disarmante fallimento.
    Ma chi ha pensato mai che chiunque nella società civile sia capace di governare?
    E se questo è vero, perché, approfittando di quel rovinoso fiasco, è stato rimesso tutto nelle mani dei partiti, che tardano a liberarsi delle vecchie abitudini, e sottraggono al popolo tutto il potere?
    Perciò, anche noi diamoci una sveglia, diamoci anche noi da fare.
    Se non vogliamo partecipare ai girotondi, facciamoci almeno sentire con un “Tutti giù per terra!”.

Indice articoli    Home